Testo completo
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Nicola Coviello
(Tolve 1867 - Napoli 1916)
Nel secolo scorso gli aviglianesi dimostrarono una notevole propensione per gli studi giuridici affermandosi sia come docenti universitari che come autorevoli avvocati in sintonia con le tradizioni della scuola giuridica napoletana.
"A Napoli lo studio del diritto è stato sempre fuso con la pratica e il professore è stato sempre avvocato, perchè qui non esiste il pregiudizio che le cause debbano essere affidate ai pratici, non a chi insegna il diritto. Salvo imfatti rare e lodevi eccezioni, i giuristi delle regioni settentrionali rimangono nel puro campo scientifico, mentre da noi, venendo a continuo contatto con le esigenze pratiche, hanno affinata e precisata la teorica in modo meraviglioso."
In questo filone si inserisce a pieno titolo Nicola Coviello. Figlio di genitori aviglianesi: Domenico e Rosa Maria Summa, ebbe i natali a Tolve (Pz), ma si considerò sempre aviglianese. Dopo aver compiuto gli studi secondari, fu indirizzato agli studi giuridici dal padre Domenico, consigliere di Corte d’Appello.
Si laureò a Napoli nel 1888, entrato giovanissimo in magistratura, più per assecondare le aspirazioni paterne che per intimo convincimento, si dimise presto per intraprendere la carrira accademica; "visse in piena comunione di vita e di affetti col fratello Leonardo, un altro insigne campione della scienza civilistica italiana".
Divenne fedele discepolo di un altro illustre nostro cittadino: Emanuele Gianturco che in quegli anni insegnava come libero docente nella facoltà giuridica napoletana.
A soli 25 anni Nicola Coviello conseguì la libera docenza in diritto civile: insegnò all’Università di Napoli, poi nella libera Università di Urbino.
Successivamente nel 1896 ottenne la cattedra di diritto civile presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania.
Qui insegnò per tutta la vita rifiutando energicamente sia la cattedra di diritto ecclesiastico a Pisa che quella di diritto civile a Pavia: ciò gli valse un ricordo marmoreo, eretto nell’atrio dell’Ateneo catanese, in segno di perenne gratitudine.
Per tener sempre desto il ricordo di quest’uomo, Avigliano gli ha intitolato la strada dove visse nella sua fanciullezza.