Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Chiesa Del Monte Carmine

Edificio di culto - Chiesa

Chiesa Del Monte Carmine


Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Descrizione

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Il culto per Maria, presso gli aviglianesi, è antichissimo e praticato fin dai primi tempi della nascita della comunità, come testimonia la devozione alla Madonna delle Grazie, trovando massima espressione verso la Vergine del Carmelo, alla quale ogni aviglianese è particolarmente legato.
La tradizione vuole che la devozione per la Madonna del Carmelo si sia diffusa in Avigliano, prima che in altre terre della Basilicata, ad opera di alcuni reduci delle Crociate che avevano portato dall’Oriente tale culto. Probabilmente, fin da quell’epoca lontana, sulla vetta più alta del territorio, la Montagnola, dovette essere eretta una rudimentale cappelletta o forse una rozza capanna che servisse di scampo ai passanti, con un’immagine della Madonna.
Ma del primitivo altare non si hanno documenti, se non la memoria popolare tramandata dalle varie generazioni.
Come si è detto, la data ufficiale dell’origine del culto in Avigliano è quella del 1696.
In quell’anno, infatti, e propriamente il giorno 22 settembre, fu redatto un pubblico strumento dal Notaio Apostolico Don Francesco Viggiano, previa autorizzazione di S. E. Monsignor Agnello Rossi, allora Vescovo di Potenza. L’atto pubblico fu un solenne attestato di ringraziamento e riconoscenza verso la Vergine del Carmelo per essere Avigliano, mercè alta Sua protezione e benevolenza, rimasta illesa dal terribile terremoto di due anni prima.
Nel 1694, infatti, all’inclemenza delle stagioni che aveva distrutto tutti i raccolti provocando una tremenda carestia, si aggiunse un violentissimo terremoto che nella giornata dell’8 settembre colpì tutta la regione. Uomini, donne e fanciulli, atterriti dagli incessanti boati e dal tremendo sconvolgimento, fuggirono verso le alture invocando la Madonna del Carmelo affinché li preservasse dal pericolo e conservasse le loro case e i loro averi. Quando tutti si ritrovarono illesi in cima alla Montagnola, gridarono al miracolo. Ed ancora al miracolo gridarono quando, quaranta giorni dopo, ritornando in paese, trovarono tutte le loro case intatte: la Madonna invocata aveva, dunque, steso le sue ali protettrici sul popolo e sull’abitato. Con l’atto, sopra accennato, si decise l’acquisto di una statua della Madonna del Carmine, quella che oggi veneriamo; venne stabilita la costruzione di una Cappella sulla Montagnola, ribattezzata Monte Carmine, già luogo di culto della Vergine, e di celebrare ogni anno, in Suo onore, una festa con uno splendore da superare quello di tutte le altre che si tenevano in Avigliano. Il 26 settembre dello stesso anno, il Sindaco propose che la Vergine del Carmine fosse proclamata patrona e protettrice di Avigliano ed il popolo, con grande entusiasmo, accettò la proposta. Sempre nello stesso anno fu istituita la Confraternita della Madonna del Carmine e gli iscritti, detti fratelli, vestivano e vestono tutt’oggi saio con cappuccio simile, per forma e colore, a quello dell’ordine dei Carmelitani. La festa del 16 luglio è stata sempre celebrata con grande devozione splendore non solo dal popolo di Avigliano ma anche da tutti i paesi limitrofi, dai quali le popolazioni accorrevano in devoto pellegrinaggio sulla vetta del Santuario. Col tempo tale festa si ampliò grandemente sia per l’estendersi dei divertimenti civili che per il numero dei partecipanti. Spesso si verificavano deplorevoli risse e ferimenti.Per porre riparo a tali inconvenienti, le autorità ecclesiastiche,d’accordo con quelle civili, decisero di sospendere la consuetudine di portare in processione la Statua sul monte Carmine e di celebrare la festa solo in Avigliano. Però, nell’agosto del 1719, secondo un’antica memoria, nel territorio di Avigliano avvenne un furioso ciclone, accompagnato da acque torrenziali, che sembrava voler travolgere tutto. Tra l’infuriare degli elementi apparve la Vergine del Carmine ad una giovinetta aviglianese che si era recata a lavare i panni al vicino torrente della Braida e che, colta dal terribile nubifragio, era sul punto di scomparire fra i gorghi del torrente. La Vergine Santa, dopo averla tratta miracolosamente in salvo le disse: !o sono la Vergine del Carmine, e dite al popolo di Avigliano di riprendere l’antica costumanza di portare in processione la mia Statua sul Monte Carmine il 16 luglio di ogni anno, e celebrarvi la festa, altrimenti mali maggiori vi sovrastano. Tale volere di Maria SS.ma fu ben presto noto a tutti gli aviglianesi che ripristinarono l’antica consuetudine che da allora non e stata mai più interrotta. Un culto così anfico e profondo non si è mai affievolito nell’animo della popolazione aviglianese che da sempre si è rivolta e si rivolge alla Vergine del Carmine per intercedere grazie pubbliche e private che sarebbe impossibile elencarle tutte. A modo di esempio ne trascriviamo solo qualcuna. Nell’anno 1844, mentre una lunga e tremenda siccità distruggeva tutti i raccolti, da molti paesi lucani e fin dalla lontana Spinazzola, un’immensa popolazione si portò in pellegrinaggio al Monte Carmine per impetrare, mercè l’intercessione della Vergine, la pioggia che presto venne benefica a fecondare le aride campagne. Nella terribile notte tra il 16 ed il 17 dicembre del 1857, mentre un terribile terremoto scuoteva e distruggeva molti paesi della Basilicata, la sola Avigliano nulla ebbe a patire. Tale grazia singolarissima fu da tutti attribuita alla speciale protezione della Madonna del Carmine sua protettrice. In ncordo, il 16 dicembre di ogni anno si svolge una processione penitenziale di ringraziamento in Avigliano. Nel 1861 anche Avigliano fu attaccato dalle orde brigandesche e mentre gli uornini combattevano strenuamente per la difesa del paese, le donne disperate si portarono ai piedi dell’effige di Maria SS.ma del Carmine ad impetrare la salvezza dei loro mariti, dei loro figli e delle loro case. Alla fine i briganti dovettero ritirarsi con gravi perdite di uomini. Gli aviglianesi, con la protezione della Vergine, avevano vinto senza che neppure uno di essi fosse rimasto ucciso. Così pure nella notte del 26 maggio 1890, mentre un furioso uragano portava distruzione nelle campagne del Potentino sino al Melfese, per tutto il tempo della bufera, fu vista scintillare in cima alla cupola della Chiesa Madre del Carmine una stella fiammeggiante. Tutto il territorio aviglianese non subì il benché minimo danno. Ancora nel 1903, quando una lunga siccità affliggeva tutta la Basilicata ed i raccolti andavano inesorabilmente perduti, in Avigliano si organizzò una solenne processione di penitenza, cui parteciparono tutte le popolazioni limìtrofe, e la rniracolosa Statua della Madonna del Carmine fu portata nella sua chiesa sul Monte. Mentre veniva celebrata la S. Messa, in cielo apparve una nube a forma di stella che ben presto si sciolse in pioggia che durò circa otto giorni. Gli stessi giornali di Napoli parlarono di questa miracolosa pioggia ottenuta per l’intercessione della Madonna del Carmine di Avigliano. Riportiamo, infine, l’episodio prodigioso del 1930: era la sera del 22 luglio quando ad una giovane di Avigliano apparve nel sonno la Vergine del Carmine in atto di implorazione a Dio per la salvezza del suo popolo da una orribile sciagura. La giovane si svegliò e, insieme ad una gran folla che era stata messa a conoscenza del fatto, corse dall’arciprete per raccontare la miracolosa apparizione e per chiedere che si effettuasse nella notte una processione di penitenza sul Monte Carmine. I racconto della giovane non fu preso nella dovuta considerazione e da alcuni ritenuto addirittura insensato.

Lei, incurante della incredulità di molti, con circa duecento persone si recò sul Monte. Erano appena giunte sulla vetta quando la terra fu scossa da un forte terremoto, mentre alla popolazione di Avigliano, che nel frattempo si era riversata nelle strade e nelle piazze, giungevano le notizie e gli appelli dalla zona del Melfese sconvolto dall’evento che aveva provocato ingenti danni e vittime. Oltre questi avvenimenti pubblici, se volessimoparlare delle grazie particolari ottenute, mercè l’invocazione della Vergine del Carmine, da uno sterminato numero di devoti, questi cenni storici non avrebbero termine. Testimoni eloquenti di queste grazie sono gli innumerevoli e preziosi oggetti votivi di argento e di oro che formano il ricco tesoro della Madonna. Dobbiamo, comunque, percorrere le ultime tappe di questo antico culto ricordando che, fin dal 1811, mediante il favorevole e benigno interessamento di Mons. Bartolomeo De Cesare, Vescovo di Potenza, e dietro il voto unanime della popolazione aviglianese, la Vergine del Carmine venne dichiarata titolare della Parrocchia e Protettrice principale della città. Nel 1910, a nome del Clero e dei fedeli, l’arciprete Pace di Avigliano aveva inoltrata a Mons. Nicola Monterisi, Vescovo di Potenza, una petizione per l’incoronazione della Madonna, ma soltanto nel 1935 venne data attuazione a questa richiesta. Il 7 maggio di quell’anno l’arciprete Mons. Nicola Loffredo comunicò, in un proclama di devota sensibilità, l’imminente evento religioso. Il 26 maggio del 1935, infatti, con bolla del Capitolo Vaticano, sotto l’episcopato di Mons. Augusto Bertazzoni, la Vergine del Carmine fu incoronata Regina del popolo aviglianese, con l’intervento del Metropolita di Acerenza, Mons. Anselmo Pecci. Si realizzava, così, il sogno voluto dai nostri padri come perenne attestato della protezione della Vergine Santa nei loro confronti. Nel 1985, cinquantenario dell’incoronazione, per ricordare questa circostanza tanto cara a tutti coloro che si riconoscono figli devoti di così grande Regina, per l’intero mese di maggio si tennero solenni festeggiamenti che si conclusero, il giorno 26, data della ricorrenza, con un pontificale nella piazza cittadina e con una concelebrazione nel Santuario, sulla vetta del monte Carmine. Anche nel 1945,in occasione del decimo anniversario dell’incoronazione, e nel 1975, quarantesimo dell’incoronazione, si svolsero particolari festeggiamenti per l’intero mese di maggio. Nell’anno del cinquantenario, 1985, si svolse anche la peregrinatio ripetendo la bella esperienza del 1949 quando l’effigie della Madonna visitò le numerose frazioni di Avigliano e i vari paesi della diocesi di Potenza, sostando qualche giorno anche a Potenza, suscitando ovunque entusiasmo, fervore e gioia nei numerosissimi fedeli e ricevendo particolari attestati di devozione. Nel 1996 la popolazione aviglianese, nello spirito della fede e della tradizione dei padri, ha celebrato solennemente i tre secoli di culto alla Beata Vergine del Carmine. Il sacro rito è stato presieduto dal Cardinale Kazimierz Swiatek, Metropolita di Minsk-Mahilek e Arcivescovo di Cernobyl che, con la sua presenza, ha voluto testimoniare la riconoscenza del popolo della Bielorussia verso le famiglie aviglianesi che, da qualche anno, ospitano, nel periodo estivo, un numeroso gruppo di bambini provenienti da quella sfortunata terra. Anche il Papa ha voluto partecipare alla grande festa del popolo aviglianese inviando, tramite il suo Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano, un messaggio contenente il suo compiacimento per l’opera sinora svolta dalla fervida pietà dei fedeli aviglianesi per la diffusione dell’autentica devozione alla Madre di Dio e impartendo la sua benedizione apostolica propiziatrice di fervore spirituale in preparazione al grande Giubileo dell’anno 2000. Nell’ambito delle celebrazioni per ricordare la solenne ricorrenza, particolare significato ha assunto l’iniziativa della Confraternita della Madonna del Carmine di Avigliano che, con grande generosità ed impegno, ha realizzato, in proprio, la collocazione di una grande stele sulla cima del Monte, con la sacra immagine della Vergine Maria, scolpita in un grosso blocco di pietra del Carmine ad opera del maestro scultore Francesco Viola. In tal modo hanno teso testimoniare e tramandare ai posteri la loro indefettibile fedeltà alla venerata Madonna del Carmine. Le processioni si svolgevano e si svolgono tuttora all’insegna di antiche tradizioni, con la nota coreografica di canti popolari spontanei, ispirati dalla devozione dei fedeli, e lo snodarsi degli originali cinti di cera, trasportati a spalla, dei diversi gruppi di devoti delle varie frazioni del contado di Avigliano e dei comuni limitrofi. Alcune manifestazioni devozionali e votive, che suscitavano tra i presenti intense emozioni, compenetrazioni e solidarietà di preghiere, oggi sono scomparse: donne a piedi scalzi che, per tutto il tragitto delle processioni, procedevano con forti lamentazioni ritmate da pugni al petto, donne che attraversavano la chiesa sulle ginocchia o che strisciavano, in segno di grande umiltà, la lingua sul pavimento del sacro tempio.

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